Graziano Vinti, impegnato nella progettazione naturalistica e ambientale, attore in diverse compagnie di teatro di ricerca, ha realizzato spettacoli rivolti alla valorizzazione delle storie individuali e delle memorie collettive. È responsabile di spazi, eventi culturali e itinerari naturalistici promossi dall'Associazione per l’Ecomuseo del fiume e della torre.
Con Giannermete Romani ha scritto e rappresentato lo spettacolo di narrazione teatrale “Storie lunghe un fiume. Voci e memorie del Tevere” liberamente tratto dai testi raccolti nel volume pubblicato da ali&no nel 2006.
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Un viaggio a piedi dalla sorgente del Tevere attraverso l’Umbria raccogliendo storie di vita e d’acqua. Storie di guerra e d’amore, storie contadine, storie di piene, a volte drammatiche a volte superbe, mai banali, vissute dalla gente di fiume. Personaggi fuori dal tempo: Anselmo, Livio, Ginetta, Ettore, Salvatore, Silvana, Primo, Nina, Guglielmo, le lavandaie e i barcaioli, i mugnai e i contadini, le nonne, le madri, le dee e i mille altri uomini e donne nominati solo per soprannome come loro stessi facevano per questi luoghi. Memorie raccolte durante il cammino, che non hanno forma come l’acqua, che scorrono leggere come le nuvole e prendono corpo solo guardandole con occhi da bambino, vite difficili, forti e ruvide come le mani di chi si racconta con ironia e innocenza. |
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I sepolti nel cimitero monumentale di Perugia, uomini e donne che hanno fatto la storia della città, raccontano in prima persona i fatti cruenti del XX giugno 1859, le storie di passioni civili, amori, tradimenti, piccoli mondi quotidiani, le fabbriche, le filande, i pescatori del lago Trasimeno, le grandi opere, gli artisti, le eroiche imprese di gente comune mai dimenticate dal popolo e custodite gelosamente nella memoria di chi ancora ricorda. |
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Filigetto, Guastarazzo, Burione, la Tabaccona, Diavolino, Brenciolino: nomi che evocano storie d’altri tempi, suoni distanti che richiamano alla mente colori dei quali più non sappiamo cogliere le sfumature. Dalle piccole comunità contadine che qui si narrano, dai legami stretti che la povertà annodava escono parole dense di magia, toni sospesi e lunghi di stagioni dimenticate. |
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Novanta anni ci separano dalla fine della prima guerra mondiale, la più grande tragedia popolare del secolo scorso che ha toccato ogni paese, ogni quartiere, ogni parrocchia, tutte le famiglie. Tanti i monumenti e le lapidi che lo testimoniano, troppe le giovani vite strappate agli affetti familiari. |
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Queste pagine raccontano storie di vita e d’acqua. Storie di guerra, storie d’amore, storie contadine, storie di piene, a volte drammatiche a volte superbe, mai banali, vissute lungo ‘il fiume sacro ai destini di Roma’. Personaggi fuori dal tempo, Anselmo, Livio, Ginetta, Ettore, Salvatore, Silvana, Primo, Nina, Guglielmo, le lavandiaie e i barcaioli, i mugnai e i contadini, le nonne, le madri, le dee e i mille altri uomini e donne nominati solo per soprannome come loro stessi facevano per questi luoghi. Memorie che non hanno forma come l’acqua, storie che scorrono leggere come le nuvole e che prendono corpo solo guardandole con occhi da bambino, storie importanti, forti e ruvide come le mani di chi si racconta con ironia e innocenza. |
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Il Tevere, qui ancora giovane, disegna una valle dalle dimensioni proporzionate cinta da una sequenza di rilievi posti ad anfiteatro e di piccole suggestive valli laterali che si svolgono fra verdi geometrie di colli. |
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